A quei tempi Steubenville, nello Stato dell’Ohio, era famosa per la lavorazione dell’acciaio. Le piccole fabbriche avevano continuamente bisogno di mano d’opera. Questa necessità aveva richiamato nella città una colonia di abruzzesi, la maggior parte originari di Montesilvano. Erano arrivati già da qualche anno Carlo Di Pietro, Giuseppe Di Cesare, Domenico Perdono, Michele Rinzetti, Luigi D’Onofrio, Antonio Verrocchia, Domenico D’Agostino, Sorrentino Marbella e tanti altri concittadini originari della provincia di Teramo, Chieti e Pescara. Nella comunità italiana, che andava sempre più aumentando, era consuetudine la domenica vestirsi bene e andare alla messa che si celebrava alla “St.Anthony Church” di Steubenville. Gli italiani ed in particolare gli abruzzesi andavano a farsi la barba ed i capelli dal giovane Gaetano che tutti però chiamavano “Guy”. Era infatti frequente in quegli anni “americanizzare” il proprio nome di battesimo quasi a voler dimostrare una volontà ad integrarsi il prima possibile nel “Nuovo Mondo”. Così Nicola diventava Nick, Antonio si cambiava in Anthony e Francesco diventava Frank. Anche le donne che man mano arrivavano in America, per ricongiungersi con i mariti, seguivano questa consuetudine che ormai era diventata una regola. Dopo qualche tempo dal loro arrivo, come per magia, Maria diventava Mary, Lucia si cambiava in Lucy ed Elisabetta si faceva chiamare Betty. Naturalmente anche i figli che nascevano in terra americana venivano battezzati con nomi americani. Alcuni esempi famosi sono stati William e Paul Crocetti, i figli del “barber” Guy nati entrambi a Steubenville. Il primo figlio in realtà si chiamava Guglielmo ed il secondo Dino. Stesso discorso per Robert De Niro figlio del pittore Mario Robert De Niro Senior e nipote di Giovanni De Niro e Angiolina Mercurio entrambi originari di Ferrazzano in provincia di Campobasso. Per non parlare poi di Frank Sinatra figlio di (Antonio ) Anthony Sinatra e Natalina Garaventa il padre di Frank era originario d Lercara Friddi in provincia di Palermo mentre la madre, che da Natalina diventò per tutti “Dolly”, era nata a Lumarzo in provincia di Genova. Ma torniamo al giovane Gaetano Crocetti che partì da Montesilvano per la “Merica” il 30 agosto del 1913 Salutò il padre Giovanni e s’imbarcò a Napoli sul piroscafo Hamburg, una nave da 10.500 tonnellate che poteva trasportare 2200 passeggeri (300 in prima classe, 100 in seconda e 1800 in terza, quella per intenderci riservata ai “dannati della terra”. Gaetano arrivò a New York dopo quindici giorni di navigazione, era il 15 settembre del 1913, aveva solo diciotto anni. Andò a vivere dal fratello maggiore Giuseppe, più grande di lui di dieci anni, era arrivato in America qualche anno prima, il 17 Maggio del 1907. Giuseppe per i primi tempi era andato ad abitare dal cugino Carlo Di Pietro arrivato a Steubenville nel 1905. A sua volta Carlo aveva trovato ospitalità dal cognato Di Cesare Giuseppe, fratello di sua moglie Laura. Il 25 Ottobre del 1914, un anno dopo il suo arrivo negli States, Gaetano sposa nella Chiesa di St. Anthony di Steubenville , Angela Barra una ragazza di diciassette anni di origini italiane ma nata a Fernwood in Ohio. La giovane coppia, lui vent’anni, lei diciassette, andò ad abitare al n.319 della South Sixth Street. Passarono un paio d’anni e il 24 giugno 1916 Angela diede alla luce Guglielmo (che poi cambierà il suo nome in William). Un anno dopo, il 7 Giugno 1917, nasce il secondo figlio di Angela e Gaetano che verrà battezzato il 16 Settembre di quell’anno dal parroco Joe Morello. La funzione religiosa si svolse nell’unica chiesa di Steubenville, la “St Anthony of Padua”. Padrini del battesimo furono Marietta Porreca e Giacomo Arestone un amico di Gaetano. Si racconta che il piccolo Dino parlò il dialetto di casa fino all’età di cinque anni poi lo dimenticò quando iniziò a frequentare la “Grant School” costruita nel 1869 all’angolo della South e Fourth Street. Era il più antico edificio scolastico di Steubenville. All’età di 10 anni, il 25 Maggio 1927 il bambino fece la sua prima Comunione e l’anno dopo, il 31 maggio del 1928, fece la “Confirmation” ovvero la Cresima con la quale aggiunse al nome di Dino quello di Paul. Era un ragazzo irrequieto, sarcastico ma soprattutto orgoglioso davanti agli sfottò di chi guardava obliquamente gli italiani immigrati in quella terra. In quegli anni della prima giovinezza il passatempo giornaliero di Dino (Paul) Crocetti era la ricerca costante di qualche dollaro. A scuola era la perfetta incarnazione della distrazione e a sedici anni lasciò, con grande disperazione di mamma Angela, i banchi di scuola per prestare la sua opera in un distributore di benzina di Steubenville. Il padre, Gaetano Crocetti, aveva una particolare indulgenza verso il figlio e presto si arrese al fatto che il suo rampollo dovesse cercarsi un lavoro che trovò a Cleveland in una bisca clandestina. Non era raro vedere un giovanissimo nei panni di un croupier e Dino in quel lavoro era veramente abile ma le case da gioco clandestine a quei tempi nascevano e si chiudevano con una certa frequenza ed il ragazzo ben presto si trovò senza lavoro. Fu una parrocchia Italiana di Cleveland ad accoglierlo, qualche volta a sfamarlo e a fargli conoscere la boxe. Il curato cattolico era un vero appassionato della “noble art” e non impiegò molto a convincere l’allenatore a far salire sul ring “quell’italiano dalle ampie spalle”. A soli 17 anni Dino staccò la licenza da professionista e diede un equilibrio per oltre un anno al suo menage. Qualche lavoretto di mattino in parrocchia, il pomeriggio dedicato all’allenamento e la sera in un piccolo bar a cantare per intrattenere gli avventori. Dino Crocetti aveva una venerazione per Big Crosby ed era in grado di cantare quasi tutte le canzoni del grande artista americano. Il pugilato iniziò in maniera splendida. Sei “matches” con quattro successi prima del limite a 15 dollari l’uno. Dino, quando indossava i guantoni si faceva chiamare Kid Crochet e nel quartiere di Cleveland la voce che un peso welter italiano (pesava 67 kg) aveva il fegato di battersi anche con dei mediomassimi si propagò velocemente tanto che all’ottavo match il ragazzo si era fatto un vero e proprio stuolo di tifosi (tutti italo-americani…naturalmente). Lo “stop” della carriera di Dino-Kid Crocket coincise con il suo undicesimo match affrontato contro un certo Franck Lowell. L’infortunio serio alla mano, una faccia gonfia come un melone convinsero Dino a dedicarsi alla musica almeno per qualche tempo. Il ragazzo non salì più sul ring e scelse di partire alla volta della California. Dopo essersi rifatto il naso e con il nome d'arte di Dino Martini, nel 1934 iniziò ad esibirsi come cantante nei night club di New York, ma con scarso successo. L'occasione d'oro arrivò grazie al fortuito incontro con il comico ebreo esordiente Joseph Lewitch. Era il 25 luglio del 1946. Dino Paul Crocetti alias Dino Martini stava cambiando nuovamente il suo nome per non abbandonarlo più fino alla sua morte. Ora si chiamava Dean Martin e quel comico ebreo incontrato per caso si chiamava Jerry Lewis. I due formarono una delle coppie più famose della storia del cinema. Il primo film del bizzarro duo, "My friend Irma", ottenne un successo clamoroso che durò 17 anni. Dean Martin ruppe con Jerry Lewis per gelosia: "Mi sento un comico”, spiegò', “non posso fare l'eterna spalla a Jerry". Tutti predissero che sarebbe stata la fine della sua carriera. Ma due anni più tardi, con "I giovani leoni", Dean Martin eclissò due mostri sacri hollywoodiani, Montgomery Clift e Marlon Brando. Fu interprete indimenticabile di “Un dollaro d’onore” insieme a John Wayne. Finalmente si erano accesi i riflettori su quell’ex “fighter” italiano che avrà un enorme successo anche come cantante. Indimenticabili sono i successi come “That’s Amore”, “Volare”, “Mambo italiano”, e con la canzone "Everybody Loves Somebody", Dean Martin scalzò dalla cima della classifica "Hard Day's Night" cantata dai Beatles. Fu allora che il cantante italo-americano chiamò al telefono Elvis Presley dicendogli:” Io ce l’ho fatta, tu no” Il 2 Ottobre del 1941 Dean Martin sposa nella chiesa di Sant’Anna a Cleveland Heights la giovane Elisabeth “Betty” McDonald. I due andranno a vivere al n. 2820 della Mayfield Road. Tra il 1941 ed il 1948 i coniugi Martin misero al mondo quattro figli, Stephan, Claudia, Barbara e Deana. Deana Martin oggi è una cantante americana di successo, il suo repertorio è quello del padre. Sono famosi i suoi album: “Volare”, “Memories are Made of This” e “Destination Moon” una compilazione di brani che comprende un duetto che Deana canta con il padre. Nel 1949 la crisi tra i coniugi Martin, il 23 marzo di quello stesso anno la coppia divorzierà. Trascorrono sei mesi ed il nostro Dean sale sull’altare per la seconda volta. La sposa si chiama Jeanne Biegger. Tra il 1949 ed il 1956 i due avranno tre figli: Dino Paul Jr., Ricci James e Gina Caroline. A Natale del 1967 viene a mancare Angela Crocetti la mamma di Dino aveva 67 anni era la nonna di sette nipoti. Il papà di Dino, il vecchio Gaetano (Guy) Crocetti, morirà pochi mesi dopo la morte di Angela, era il 29 Agosto 1968, aveva 73 anni.Non è un mistero che a Dean Martin piacesse bere. La sua frase più famosa era: “Non sei ubriaco se riesci a stare sdraiato a terra senza doverti aggrappare da qualche parte” Dean Martin si sposò tre volte ed ebbe otto figli, di cui uno adottato. Una tragedia familiare lo colpì nel 1987 quando il figlio Dean Paul, allora trentacinquenne, morì in un incidente aereo. Il grave lutto fu un duro colpo per la sua già debole salute. Un anno dopo si ritirò dalle scene: fu l'inizio di una vecchiaia malinconica che si chiuse con la morte il giorno di Natale del 1995. Poche settimane prima Frank Sinatra non l'aveva voluto alla festa per i suoi 80 anni, volendo evitare di vedere il fraterno amico ridotto ad un vegetale. La sua bellissima villa di Bel Air, poco distante da Beverly Hills, fu abitata successivamente da Nicholas Kim Coppola in arte Nicholas Cage che nel 2010 fu costretto a rivenderla per i debiti che aveva accumulato. Dean Martin fu sepolto nel cimitero di Westwood in California, sulla sua tomba fu scritto: “Everybody Loves Somebody Sometime” (Tutti amano qualcuno qualche volta).